In questo momento parlare di bambini è un tema che sta a cuore a tanti. Per questo abbiamo pensato di farlo raccontando l’esperienza di un grande uomo di nome Bruno Munari.

Munari – una vita dedicata all’arte

Servirebbero giorni e giorni per riassumere la sua vita: nato a Milano nel 1907, nei 91 anni di vita terrena sono davvero pochi gli ambiti lasciati scoperti nella sua lunghissima carriera d’artista. Fu designer, grafico, inventore: lo stesso Picasso lo definì un “Leonardo da Vinci contemporaneo”.

Partecipa attivamente alla nascita di movimenti artistici d’avanguardia, a partire dalla seconda generazione del Movimento dei Futuristi fino all’arte cinetica, di cui diventa uno dei principali esponenti, al MAC (Movimento di Arte Concreta) e al meccanismo.

Presente alle esposizioni internazionali più importanti del Novecento – lo sapevate? Volò persino in Giappone – fu vincitore per ben due volte del Compasso d’Oro, prestigioso premio internazionale del Design, una delle quali nel 1954 per la nota scimmietta Zizi. Se pensiamo al designer Munari, impossibile non citare le sue opere più note: il posacenere Cubo del 1957 e la lampada sospesa Flakland del 1964, entrambi realizzati per Danese.

L’importanza dell’arte infantile

Ma torniamo a noi, e al motivo per cui l’esperienza di Bruno Munari costituisce ancora oggi un prezioso faro per chi, come noi, lavora con i bambini e la creatività.

L’invenzione più bella di questo grande artista è stata la sua capacità di raccontare la magia dell’incontro fra l’arte e il mondo dell’infanzia. Ricordate certamente la sua celebre frase

Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco.”

Ci piace considerare precursori di questo Vasilij Kandinskij e soci, che con il Cavaliere Azzurro nei primissimi anni del Novecento iniziarono a dare grande risalto all’arte infantile, mostrando disegni di bambini nelle esposizioni organizzate dal gruppo. L’arte folle, l’arte primitiva e l’arte infantile erano allora degni di gran nota perché frutto di quella spontaneità priva di sovrastrutture che gli artisti del nascente astrattismo andava cercando.

Chissà se questa brevissima esperienza fu tenuta in considerazione dal nostro Munari, artefice di quella che è diventata una pratica educativa, un vero e proprio Metodo che porta il sui nome, riconosciuto ancora oggi a livello internazionale.

Pinacoteca di Brera, 1977: bambini al museo con Bruno Munari

Risale al 1977 la prima visionaria esperienza dei laboratori al museo di Bruno Munari. Custodiamo il testo che racconta di questa esperienza – Il laboratorio per bambini a Brera, edizioni Zanichelli – come un  tesoro prezioso, degno di un posto speciale nella libreria di chi come noi si occupa di didattica museale.

A cavallo fra gli anni Settanta e la metà degli Ottanta, la rinnovata considerazione della relazione fra creatività e infanzia divenne importante oggetto di studio, dando origine in tutto il mondo a diverse esperienze di didattica museale. Nel 1977 grazie all’intuizione e all’impegno del grande Franco Russoli (classe 1923, morì prematuramente proprio nei giorni in cui si svolgeva questa esperienza), al nostro Bruno Munari e agli Amici di Brera, la Pinacoteca di Brera divenne teatro di un laboratorio per bambini, con un grande spazio messo a disposizione dal museo e un progetto minuzioso che teneva in considerazione di un aspetto importantissimo: il punto di vista del bambino.

Nel parla ampiamente la stessa Pinacoteca di Brera, con una ricostruzione del percorso ricca di bellissime immagini fotografiche d’archivio (https://pinacotecabrera.org/brera-stories/bruno-munari-a-brera/).

Nello scorrere queste immagini una cosa in particolare ci colpisce: lo spazio. E nel parlare di spazio ci riferiamo non solo al tempo – l’esperienza durò un mese e mezzo, due mattine alla settimana – o ai luoghi destinati all’iniziativa – le grandi sale del museo, chiuse di lì a poco per importanti lavori di ristrutturazione.

Ci riferiamo allo spazio che venne dato ai bambini.

Il Laboratorio per bambini a Brera costituisce un unicum nel panorama delle esperienze didattiche intraprese non solo in quegli anni, ma anche di seguito, dai musei di tutto il mondo. Fu un vero e proprio “laboratorio” nel senso più ampio del termine: un’esperienza di studio e approfondimento il cui risultato fu la consacrazione definitiva di idee e principi che ancora oggi, come dicevamo, risuonano fortemente in tutti coloro che hanno il privilegio e l’onore di ammirare quel che accade quando arte e bambini si incontrano.

Il tutto sotto la guida esperta di un grandissimo maestro dal sorriso bonario, che fu capace di mantenere sempre vivo il suo sguardo sull’infanzia con una cura e un’attenzione senza pari, accompagnando i bambini nella scoperta dell’arte attraverso la risorsa più preziosa: l’esperienza.

E’ bello pensare che se ora tanti di noi nati in quegli anni si occupano di didattica museale, è proprio grazie alla genuina considerazione verso il ruolo dell’arte nella prima infanzia prestata in quegli anni. Chi ha avuto il privilegio di essere bambino allora, probabilmente mantiene ancora vivi i preziosi e intensi flashback fatti di esperienze ricche di forme e colori non lontani da quelli che ritroviamo in queste fotografie.